Un'infermiera in Australia
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La vita di un'infermiera italiana in Australia.
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Issue #013
Lifestyle
Gennaio 2024
Il 2024 si apre portando con sé la scia di un 2023 vissuto.
I nodi iniziano a venire al pettine e le soddisfazioni ad arrivare, anche se celate da un conto corrente che non ha mai visto numeri così bassi.
I primi giorni di Gennaio ho finalmente ultimato le pratiche per la PR, aka paid and submitted.
L'unico tassello mancante al momento è il dispendioso esame medico, prenotabile solo in centri dedicati e con liste d'attesa lunghe, anche se non comparabili alla mutua italiana.
Lavorativamente parlando ho un appuntamento con RESUS fissato per il 2 di Febbraio - back to the game -, e la lista di competenze da spuntare si riduce di giorno in giorno. Qualcuno scherzando (o no) mi ha definita 'privilegiata', ma non mi sento di esserlo. Mi sento di lavorare tanto e nonostante abbia voglia di cambiare, non mi trascino verso la fine del turno.
Come in Inghilterra, anche qui non ho chiesto un solo giorno di ferie o di malattia. E per quanto sono portata a pensarlo e portarlo come un vanto, mi rendo conto che non lo è, ma tanto meno è facile staccarsi da questo pensiero così profondamente radicato nella mia cultura da trentacinquenne milanese.
Alla luce della necessità di fermarmi, e di prenotare il volo prima che i prezzi decollino, ho chiesto le ferie. Otto settimane, approvate in tempi record senza batter ciglio. Per il mercato del lavoro italiano (e non solo) è fantascienza.
Da giovane ventenne ho avuto il coraggio di cercare una professione che non fosse solo un lavoro, ma una passione. Mi sono iscritta allo IED e per anni ho vissuto solo di fotografia. Le mie giornate si alternavano tra la camera oscura, sala di posa, post produzione e tanta tanta ricerca. Poi ho sognato l'Australia, e ho avuto paura di partire senza quella che 'i grandi' definiscono una 'vera professione' e ho deciso di diventare infermiera a tavolino.
Nonostante avessi alle spalle un diploma di ragioneria non brillantemente ottenuto, tre anni dopo mi sono laureata con un 110 e lode già garantito ancora prima della prova d'esame finale. A volte è vero, se vuoi puoi.
Però ha ragione Irene Bosi quando dice che, almeno in Italia, nella ricerca del lavoro, non ci fermiamo a domandarci che cosa ci rende felici, ma abbiamo il solo scopo di cogliere tutte le opportunità che ci si presentano davanti.
A me tutto sommato è andata bene.
L'infermieristica mi ha dato la possibilità di conoscere persone meravigliose, trasferirmi prima in Inghilterra e poi raggiungere l'Australia e richiedere la residenza permanente in meno di un anno.
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Ho voglia di libertà, di riprendere e rimescolare tutto.
Mi guardo indietro, non so se mi sono mai sentita invincibile.
Sicuramente ribelle ma non ho avuto il coraggio di continuare su una strada meno battuta, crescendo ho cercato una via sicura per arrivare fino dall'altra parte del mondo.
Riparto da qui, con la tranquillità della certezza e una buona dose di irrequietezza come motore verso il prossimo traguardo.
Guardo il planning di quest'anno ed è già pieno.
Ci sono tante cose da fare, tante nuove esperienze, tante sfide, tanti 'vorrei' da tenere al caldo per quando verrà il loro momento.
Progetti grandi e piccoli, resilienza e determinazione. E specialmente, coraggio.
Ci vuole coraggio ad essere responsabili della propria felicità. Cit Lucia unasardatralenuvole
E' proprio così.
Jan 2024
Vista dall'ingresso della Ice Pool, una delle più famose rock pool in Australia.
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